Dopo il ricorso contro il decreto di individuazione dei posti per i concorsi regionali, le raccolte di firme
per lo stato di agitazione, petizioni ed emendamenti ai decreti legge, i DIRIGENTI SCOLASTICI FUORI
REGIONE presentano una propria lista per le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione:
l’obiettivo è raccogliere consenso verso una condizione lavorativa che non può essere ignorata.
I Presidi “immobilizzati” danno battaglia: non hanno digerito la scelta dell’Amministrazione di bandire
concorsi straordinari e ordinari proprio in epoca di dimensionamento delle scuole e blocco della mobilità
interregionale per saturazione di posti. Danno battaglia e sfidano la coerenza dell’Amministrazione anche
sugli altri tasti dolenti: dalle complicazioni delle regole 2024 per acquisti e forniture, alle incombenze per
le pensioni e le ricostruzioni di carriera scaricate dall’INPS sulle scuole, alla Convalida dei titoli per le
graduatorie, pure affidati dagli Uffici centrali alle scuole, ai processi telematici per i contenziosi, delegati
ai presidi dall’Avvocatura di Stato e ulteriormente complicati dalla riforma Cartabia… e ancora i
monitoraggi dell’ANAC e le continue richieste di accessi civici FOIA, mossi da interessi economici, molto
spesso, estranei a quelli garantiti dal legislatore.
I Dirigenti Scolastici Fuori Regione, infuriati per questa compressione del Tempo-Vita, già ridotto dalle
lunghe percorrenze per raggiungere periodicamente le famiglie, se la prendono quindi con
l’Amministrazione che, a sua volta, con i nuovi PON e PNRR, ci mette pure il carico da novanta
confermando che ci sono due letture, ormai distanti e opposte, della stessa Scuola che fatica a riconoscersi
in un modello e che soffre ormai per la mancanza di una logica: sistemi di valutazione dei bambini alla
primaria introdotti e ritirati senza coinvolgere gli addetti ai lavori (che esito ha avuto la sperimentazione
spontanea e abbandonata a se stessa in questi anni?), l’introduzione di sempre-nuove-ore nella didattica
della secondaria a quadri orari immutati (dall’Alternanza ai PCTO, all’Orientamento, all’educazione civica)
e infine un’ingente spesa pubblica per interventi e formazione, non richiesti dalle scuole, che impone
sacrifici organizzativi non più sostenibili.
“Terremo il 30 aprile un’importante iniziativa assembleare” dichiarano i candidati L’Amante, Malandrino,
Di Rella – tutti Presidi lontani da casa – “in cuiraccoglieremo tante idee per liberare la Scuola dalle molestie
burocratiche che la appesantiscono, perché torni a funzionare iuxta propria principia: una Scuola in cui
Dirigenti scolastici siano ascoltati dai governi PRIMA di calare dall’alto storture e contraddizioni, norme
e procedure disfunzionali, adempimenti e concorsi illogici e soprattutto PRIMA di indebitare le generazioni
future con una spesa pubblica per la scuola irragionevole e per certi versi immorale. È tempo di passare
dalla LOGICA dell’URGENZA all’URGENZA di UNA LOGICA, perché la palese mancanza di una logica
di sistema nella Scuola si trasforma in nuove molestie e nuovi adempimenti per noi DS”.
La campagna elettorale per il rinnovo del CSPI è ormai iniziata e promette di essere una tappa importante
per i Dirigenti scolastici Fuori Regione, che hanno saputo allargare la loro piattaforma programmatica ben
oltre le questioni della mobilità, raccogliendo consensi e solidarietà anche dai colleghi “stanziali” che si
uniscono a lamentele e critiche, in un’unica narrazione della comune condizione lavorativa. Una narrazione che certo sorprende l’Amministrazione e costringe ora anche i sindacati a posizionarsi e intervenire.
“La Lista III al CSPI “Torni la Scuola, Torni la Vita, Torna anche Tu: DS Fuori Regione” parla a tutti i
Dirigenti: è una chiamata alla coscienza e al senso del nostro ruolo di Dirigenti, al di là delle
preoccupazioni sindacali, un appello a ritrovare un protagonismo attivo e a recuperare nuove forme di
interlocuzione con l’Amministrazione; anche il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione appare ormai
come un organo svuotato di senso, i cui pareri sono bellamente ignorati dal legislatore: è un organo che
occorrerà riformare e rinforzare per restituire voce a tutte le componenti della scuola. In questo riassetto,
anche il ruolo del Dirigente scolastico ha bisogno di una nuova visione e di una decisa emancipazione
dalle molestie burocratiche e dal servilismo nei confronti delle tante lobby che girano come squali intorno
alla scuola bancomat: per attingere a commesse statali o a forme alternative di welfare, in mancanza di
una seria politica occupazionale nazionale. A questo ci candidiamo, ad occuparci finalmente di politica
scolastica, al di là delle sigle e delle appartenenze sindacali”.
E, in effetti, le assemblee promosse dai presidi “nazionali” hanno tutto il sapore di una Costituente,
ricordano la rivoluzione francese anche nella terminologia “serviranno a raccogliere doglianze e proposte
verso gli Stati Generali della Dirigenza scolastica”.
Promettenti, dunque, gli sviluppi di una campagna che porterà i Dirigenti scolastici di tutta Italia al voto il
7 maggio, insieme alle altre componenti elettive.
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